La mia lettera di adesione al Comitato Scientifico
Nel ringraziare il Comitato Promotore per le celebrazioni del centenario della nascita di Mario Lodi per avermi proposto di entrare a far parte del Comitato Scientifico Internazionale e nel rispondere positivamente alla proposta, ho piacere di significarne brevemente i motivi.
Ogni richiamo – come emblematicamente testimoniato dall’opera di Lodi – alla ricchezza di potenzialità che riposa nell’identità di persona delle bambine e dei bambini richiama la nostra cultura a cogliere come l’educazione sia – o almeno dovrebbe essere – un processo non solo utile a trasferire la disponibilità di alfabeti interpretativi della realtà, ma innanzitutto una esperienza all’interno della quale coltivare la curiosità e lo stupore per il possibile.
Chiunque si sia occupato di bambini e di educazione senza invadere il campo di aspettative e obbiettivi, ma adottando la prospettiva dell’ascolto, ha infatti potuto cogliere quante sorprese inaspettate – e quanto protagonismo attivo e costruttivo – i bambini possono mettere in gioco nei contesti in cui l’adulto sia capace di offrire l’opportunità che
questo accada.
La riflessione sul protagonismo dei bambini nel processo della loro crescita e educazione può dunque – e quanto mai in un momento di fermento e transizione come quello che stiamo vivendo – aiutarci a riflettere su come la scuola dovrebbe migliorare la propria funzione, ripensando i propri modi si essere, spostando l’attenzione dai contenuti alle condizioni e investendo su una trasformazione dei propri modi di accogliere anche nello spazio l’incontro e la relazione fra adulti e bambini.
Sebbene l’esperienza di Lodi abbia un proprio baricentro nella scuola primaria, non sfugge come il richiamo alle potenzialità di protagonismo dei bambini si attagli perfettamente al modo in cui oggi – anche in relazione alle buone esperienze sviluppate nei nidi e nelle scuole dell’infanzia – riusciamo a cogliere evidenze sempre più precoci dell’attivismo costruttivo con cui i bambini sono coinvolti nei processi di relazione, conoscenza e apprendimento.
Anche per questo – e dunque con gratitudine per chi come Lodi ha contribuito ad affermare e rendere visibile l’intelligenza dei bambini – oggi possiamo condividere l’idea che la prima età non sia solo un’età di attesa – e i servizi che se ne occupano solo “pre-scolastici” – ma invece che lo zerosei sia diventato il primo segmento del sistema educativo e scolastico nazionale e che l’educazione sia un diritto che nasce insieme ai bambini.