La mia lettera di adesione al Comitato Scientifico
Sono stato invitato a far parte del comitato scientifico, in qualità di Presidente della Fimem, la federazione mondiale dei movimenti ispirati a Celestin Freinet, cui aderisce anche il MCE, di cui Mario Lodi è stato esponente di spicco.
È l’occasione per fare alcune riflessioni sulle motivazioni, anche personali, che mi hanno spinto ad accettare l’invito. Prima di divenire ufficialmente docente, sono stato educatore-scout ed insegnante di “scuola popolare” di quartiere, dove mi sono stati “di riferimento” Lettera ad una professoressa e Il Paese sbagliato, libro cui sono molto legato.
Nel secolo scorso, Mario Lodi è stato uno dei pedagogisti di rilevanza mondiale, quelli per i quali teoria e pratica sono senza soluzione di continuità, dove ricerca e azione sono un tutt’uno; animatori maieutici che contribuiscono ad una metamorfosi, crescita e liberazione dei più deboli. Tra essi, similmente, in spazi e tempi diversi troviamo tra gli altri Celestin Freinet e Lorenzo Milani che, per la loro causa, hanno speso la vita.
I libri e l’esperienza pedagogica di Mario Lodi sono conosciuti in molte e diverse scuole sparse nel mondo: in Spagna, in Grecia, in Uruguay, etc.., molto usati da maestri aderenti alla nostra federazione, tra l’altro, durante la recente pandemia.
Mario Lodi si forma come maestro riferendosi a Freinet e sostituisce la libera espressione dei bambini all’autoritarismo degli insegnanti, il legame tra scuola e realtà pre-scolastica alla separazione tra scuola e vita, ponendo al centro dell’apprendimento cooperativo il bambino, con i suoi interessi, le sue aspirazioni, i propri bisogni, con una continuità tra scuola e vita. Si attua così una Pedagogia Popolare.
Per favorire il suo sviluppo ed i suoi interessi, il bambino deve fare e sperimentare, (non solo ascoltare e ricalcare schemi precostituiti), con l’uso della parola e con l’attività manuale, espressione di cultura e apprendimento.
Lodi e Freinet credono nella scuola come possibilità di riscatto sociale per tutti, concepiscono l’insegnamento come testimonianza e militanza, come impegno pedagogico-politico per una scuola nuova in una società democratica.
Celestin Freinet con la sua adesione alla filosofia marxista ed alla militanza comunista, Mario Lodi con la sua militanza antifascista e l’aderenza costante alla Costituzione ed alla lotta per una sua reale attuazione.
Inoltre, entrambi hanno avuto uno sguardo verso il futuro, facendo scuola anche usando strumentazioni che all’epoca erano all’avanguardia: Freinet con la tipografia a scuola, Lodi con le ricerche sui linguaggi multimediali ed i primi video realizzati dai bambini.
Nel 1963, con un amico comune, Mario Lodi si reca a Barbiana, da Lorenzo Milani e tra i due maestri ha inizio un profondo scambio culturale e pedagogico. Lodi è un maestro di una scuola pubblica, sottoposta a leggi, regolamenti, gerarchie, ma lui riesce ad impostare una scuola che rende “libero” il bambino. Milani è il fondatore di una scuola privata, a tempo pieno, dove si fa apprendimento 12 ore al giorno per 365 giorni l’anno, con l’obiettivo di fare di ogni ragazzo un cittadino sovrano, come, in pratica, auspica la Costituzione italiana.
Anche se con una storia diversa, tra i due nasce una profonda stima reciproca e, in seguito, una convergenza, una rilevante corrispondenza fra gli alunni delle due scuole, che ha avuto una grande importanza per l’evoluzione della corrispondenza scolastica, significativa collaborazione tra due semplici e (nello stesso tempo) gigantesche esperienze formative.
Penso che sia doveroso ricordare Mario, senza commemorarlo (non credo ne sarebbe contento), che occorra andare avanti guardando indietro, partire dal suo insegnamento, applicandolo nel contesto attuale moderno, con strumenti e attrezzature del tempo che viviamo, sforzandoci di sperimentare in che modo costruire oggi, con la pandemia in corso, una scuola pubblica, cooperativa, laboratoriale, laica, inclusiva.
Mario ha avuto il grande merito di essere “baricentro” raccordandosi non solo con Freinet e Milani, ma anche con realtà pittoriche, artistiche, legate ai diritti: biblioteca popolare, giornalismo per bambini, cooperative di consumo, espressività popolare. Si può dire che è stato un animatore maieutico a 360 gradi, e così possiamo e dobbiamo essere anche noi.
Dobbiamo lavorare per unirci con e nelle iniziative con più valore, in questa epoca in cui il neoliberismo e la finanza mondiale, con le loro spregiudicate politiche anche nella scuola, rendono più difficile in tutto il mondo l’affermazione dei diritti dei più deboli, attuando il proprio disegno scellerato ed egoistico sulle spalle di chi ha più bisogno.